| Ecco una delle associazioni che ci da' ragguagli:
È con un certo ritardo e un certo imbarazzo che l’associazione “Per il Mare” informa i suoi soci e sostenitori, nonché il mondo dei pescatori ricreativi, sulla difficile situazione che si è venuta a determinare. Causa sforamento delle quote tonno da parte dei comparti della pesca professionale, la già ridotta quota di 50 ton., assegnata ai pescatori ricreativi, viene con decreto Ministeriale ridotta a sole 10 ton.. È evidente che una simile notizia non poteva che creare sconforto, rabbia e indignazione nel mondo dei pescatori ricreativi e i commenti che si sono susseguiti e susseguono su questo tema ne sono la evidente manifestazione. Condividiamo in pieno lo sdegno e la rabbia dei pescatori ricreativi ma non possiamo ovviamente condividere alcuni commenti che ci colpiscono sia a livello personale che di associazione in modo ingiustificato e generalizzato. Chiaramente molte di queste accuse sono strumentali, pretestuose o rappresentano uno sfogo per alcuni personaggi che hanno vecchie rogne da curare. Tuttavia, seppure certi che è impossibile essere ben visti da tutti, né nessuno c’è mai riuscito, vorremmo chiarire , per quanto possibile alcuni aspetti della questione. Intanto credo sia doveroso dire che, seppure una simile decisione fosse anche per noi improponibile, va tuttavia detto, non per volere fare i profeti di sciagure, che se qualcuno vorrà leggersi in questo stesso sito l’articolo “considerazioni e misure da intraprendere” in data 05/05/2009 in seguito all’uscita della prima circolare Ministeriale sulle quote tonno, questa eventualità l’avevamo espressa a chiare lettere, in quanto inevitabile conclusione della applicazione della legge comunitaria che, ripeto, riteniamo sbagliata. È cambiando le leggi sbagliate che si riesce ad ottenere giustizia e per questo abbiamo operato, purtroppo riuscendoci solo in piccola parte, in questi anni. Questo per rispondere alle numerose insinuazioni, più o meno pretestuose e strumentali, che vengono fatte sul nostro conto e dei nostri colleghi del tavolo di lavoro. Ma vorremmo andare oltre e chiarire anche alcuni dubbi e perplessità, in questo caso abbastanza legittimi, espressi da varie parti. La tardiva informazione sullo stato dell’arte deriva dal fatto che riteniamo sia un bene che le notizie fatte circolare siano il più possibile attendibili e veritiere. Riteniamo quindi un danno la ridda di informazioni contrastanti e in alcuni casi fantasiose che sono state messe in giro. Durante la riunione del tavolo di lavoro ministeriale tenutasi il giorno 08/06/2011, vale a dire solo cinque giorni fa, tale decreto non era ancora stato stilato e ci era stato ventilato solo come ipotesi. Inoltre erano ancora dubbie diverse circostanze che avrebbero potuto modificare radicalmente la situazione, pertanto abbiamo ritenuto che fosse improduttivo e sbagliato mettere in giro voci e non notizie certe. Preferiamo lasciare le chiacchiere da corridoio ai tanti “professori”, con poche idee ma molto confuse, di cui il nostro mondo è pieno e, per la serietà che abbiamo sempre dimostrato, attenerci esclusivamente ai fatti, anche a costo di arrivare a dare una notizia con due o tre giorni di ritardo. Sempre per rimanere ai fatti, dopo convulse e frequenti consultazioni, i membri partecipanti al tavolo di lavoro stanno arrivando alla determinazione di ricorrere in maniera congiunta al TAR contro questo decreto, non solo per ottenerne, come auspicabile, l’abrogazione, ma anche per dare un segnale forte a chi ci governa e fargli notare che una folla di 600.000 persone ha dei diritti da far valere e il diritto di essere ascoltata. Stiamo, in armonia con i partecipanti al tavolo di lavoro, lavorando per arrivare ad avere nei prossimi anni una quota tonno individuale che, come da sempre sosteniamo, non solo nell’articolo citato ma anche in tanti altri, riteniamo sia cosa giusta e corretta. La proposta e richiesta che l’associazione “Per il Mare” fa da tempo e spera venga condivisa dal maggior numero di persone interessate, è quella di avere una quota tonno assegnata a ciascun pescatore individuale, fosse anche, come probabile, un pesce unico, da regolamentarsi con l’uso di fascette speciali tipo quelle usate per la caccia agli ungulati. Tale soluzione, oltre che eticamente e socialmente giusta, potrebbe condurre al fatto che la pesca al tonno per i pescatori ricreativi rimanga aperta per tutto l’anno tranne che per il periodo di riproduzione, con gli evidenti risvolti economici positivi che ne deriverebbero. Vorremmo anche rispondere a coloro che con probabile astio e faziosità continuano a sostenere una campagna di delegittimazione della nostra associazione, adducendo la pretestuosa considerazione di chi ci ha dato il mandato di rappresentare la pesca ricreativa nelle sedi istituzionali. Questo mandato ce lo hanno dato i nostri associati e i nostri sostenitori, che riteniamo di rappresentare degnamente, ma non solo, ce lo siamo anche guadagnato sul campo con opere e fatti che sono alla luce del sole e che le istituzioni, un poco più attente dei vari “professori” del momento, ci hanno riconosciuto. Vorremmo anche precisare che questi riconoscimenti non impediscono a nessuno di percorrere un loro percorso e, a meriti dimostrati, ottenere analoghi riconoscimenti. Ne saremmo solo lieti perché vorrebbe dire che siamo ancora più forti come categoria, chi vuol fare faccia ma le chiacchiere stanno a zero ed è ora di finirla con questi disfattismi. Da ultimo, ma non ultimo, ribadiamo, e ne siamo fermamente convinti, che l’aver dimostrato una alta consistenza della pesca ricreativa in mare attraverso il censimento sia stata una grande vittoria per il nostro mondo, che rappresenta probabilmente l’unica nostra possibilità di far valere i nostri diritti. Saverio Bersanetti Associazione “Per il Mare”
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